Il magma sotto la cappa di Verdini

24 Feb2015

ALFANO sale al vertice, Berlusconi scende nei sondaggi. Ma in Toscana nel Pdl niente si muove. Tutti tranquilli – almeno apparentemente- e ben attenti a stare al riparo sotto l’ombrellone di Verdini, che ancora tiene saldamenteinpugno le redini del partito regionale. «E chi avrebbe il coraggio di mettersi contro di lui?», dice un esponente del partito che preferisce rimanere anonimo. «Ancheipochi che ci avevano pro vato ora sono di nuovo “allineati e coperti”. Sfidare Denis sarebbe un suicidio politico». In effetti degli exmovimentistiche che tentarono di creare una fronda interna, Massimo Pieri e Paolo Marcheschi, il primo è passato all’Udc (ed èl’unico casiniano diPalazzo Vecchio) e il secondo sta ancora nel gruppo del Pdl in consiglio regionale, al terzo mandato: non certo per volontà di Verdini, chelo avrebbefattofuorivolentieri, ma per i buoni uffici di Bonaiuti che lo protegge da Roma. Lavoglia di dare battaglia gli è un po’ passata ma le sue idee, assicura Marcheschi, non sono cambiate: «Nel 2007 ero il solo in Toscana a chiedere le primarie, mi fapiacere che adesso questa sia diventata la priorità delPdl.Al consiglio nazionale ho sentito l’applauso fragoroso che ha accolto le proposte di Alfano su primarie e partito degli onesti. Spero davvero che porti delle novità». Sosteneva il ritorno alle preferenze Gabriele Toccafondi, deputato fiorentino: «La penso così anche oggi», dice convinto, «e non sono stato “epurato” per le mie idee, anche se con Verdini di discussioni accese ne abbiamo avute parecchie. Forse il problema è che le idee bisogna averle, chi non le ha finisce per adeguarsi». Più che unarivoluzione dalla leadership di Alfano’Toccafondi si aspetta delle correzioni di tiro: «Intanto serve meritocrazia in questo partito», dice, «cosa cheoranonc’è.Mipiacerebbepoter dire che sono in Parlamento perché ho lavorato bene, invece sono un nominato come tutti gli altri». II capogruppo in consiglio regionale Alberto Magnolfi assiste al passaggio di testimone senza grandi timori: «Le primarie possono anche andar bene a patto che siano riservate agli iscritti», osserva. «E non c’è dubbio che il rapporto tra partito e territorio debba essere cementato, è la questione centrale. Ma non vedo un “rottamatore” all’orizzonte e nemmeno lo auspico, non credo agli eroi solitari e penso che il rinnovaunento generazionale sia un processo politico fisiologico. Verdini è ancora in sella, certo, e il Pdl toscano non è diverso da quello nazionale». La linea ètracciata, insomma.

Il magma però esiste e si muove sotto la crosta. Mugugni, dubbi, anche critichepesanti come quella (anonima, ovvio) di un eletto che fa notare come la classe dirigente del Pdi non abbia “spina dorsale”: «Stare tanti anni all’opposizione fa venire spesso la tentazione di fare accordi con il Pd, magari per acquistare dei crediti e

poi chiedere dei posti. Per questo alle elezioni amministrative nel centrodestra nascono tante liste di disturbo». Qualche scontento ogni tanto abbandonala nave, come i lucchesi Maurizio Divelli e Angela Baudone hanno fondato il gruppo Forza Lucca, o il fiorentino Angelo Pollina diventato coordinatore toscano di Fli. Un caso del tutto speciale è quello dell’ex sindaco di Lucca Pietro Fazzi che dalla barca è stato buttato fuori (espulsione) ci è risalito con sentenza del tribunale (riammissione) epoi è sceso dasolo (dimissione) neanche un mese fa. «DaAlfano non mi aspetto proprio niente», taglia corto, «ilpartito èirriformabile. Mi sono dimesso dal consiglio comunale e non rinnoverò la tessera. Non ne posso più di questa piccola oligarchia che non ha contatti con l’elettorato e vuole manipolare gli eletti nelle istituzioni. Il Pdl è votato al conformismo e all’omologazione, non c’è dibattito su nulla, tutti cercano solo santi in paradiso. E poi parlano di primarie, che pagliacciata».

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