Oggi la protesta pacifica messa in atto dagli Autospurghisti a Firenze. La notizia della chiusura agli extra flussi della “Gida” di Prato è stata per gli autospurghisti la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Già venerdì, durante il mio incontro con il portavoce provinciale di Firenze della CNA Fita Autospurgo, mi era stato detto che, dai primi di settembre dal punto di vista lavorativo la situazione era drammatica. In molti operatori sono stati costretti a ridurre lo svuotamento dei pozzi e a dilazionare il lavoro, ma da questa settimana in molti saranno costretti a rimanere chiusi. Dal punto di vista economico un disastro e dal punto di vista ambientale un’emergenza. Martedì prossimo presenterò al Consiglio regionale la mozione per impegnare Rossi ad attivarsi su quattro proposte concrete avanzate dagli operatori:
- L’integrazione nell’ordinanza già emanata del numero degli impianti che possono ricevere gli extraflusso di liquami (come ad es. Gida), perché altrimenti non ci saranno più impianti di depurazione nel nostro territorio che ritireranno i liquami. Rischiamo una paralisi totale del servizio;
- Prolungare i tempi della deroga all’emergenza come è stato fatto da subito in altre regioni, quali la Lombardia;
- Accelerare i tempi burocratici per le autorizzazioni del ritiro dei fanghi nei quattro impianti regionali elencati nell’ordinanza di Rossi ad agosto;
- Censire gli impianti di depurazione del servizio idrico integrato che potrebbero essere riattivati per poter smaltire in prossimità i liquami prodotti dallo svuotamento delle fosse biologiche. Questi impianti esistono, a quanto mo viene riferito, quindi perché non sono in funzione?
Ormai è evidente a tutti, nonostante l’emergenza di un servizio di pubblica utilità come quello degli spurghi, che Rossi e l’assessore Fratoni sono stati incapaci di proporre soluzioni concrete e di buon senso, come invece hanno fatto altre regioni, quali Lombardia, Emilia Romagna e Lazio, che in questi anni si sono dotati di un sistema di smaltimento liquami e fanghi derivati, idoneo a renderle autonome. E’ dal 2014, da quando praticamente si è sancito il non utilizzo in agricoltura dei fanghi, che la Toscana è consapevole della necessità di impianti per smaltire in prossimità, in sicurezza e con minori costi ambientali ed economici, anche per i cittadini toscani. Questa situazione era prevedibile da tempo. In questi anni, il 70% dei fanghi, risultati dal trattamento dei liquami dei pozzi neri in Toscana, sono stati portati fuori regione, in Lombardia, adesso però che questa ha chiuso le porte, la Toscana è in emergenza.
La Giunta regionale ha responsabilità dirette, deve smettere di rimpallarsi le competenze con il Governo nazionale, che certamente deve modificare la normativa, integrandola, ma adesso è tempo di pensare alla Toscana.